Robert Johnson, nato in Mississippi nel 1911, fu cantautore e chitarrista americano. Data la scarsa documentazione, la biografia aleggia nel mistero. Si narra che fece un patto col diavolo per raggiungere il successo in cambio della sua anima. Era un performer itinerante. Suonava in locali, angoli di strada e feste notturne. In vita ebbe pochi riconoscimenti. Solo con l’uscita dell’LP King of the Delta Blues Singers nel 1961 le registrazioni raggiunsero un pubblico vasto. Per Eric Clapton fu il più importante cantante blues mai esistito. È 5° nella lista Rolling Stone dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi. Sembra fosse relativamente acculturato, gentile, indecifrabile e con una grande debolezza per alcol e donne. Ebbe due mogli che morirono entrambe dando alla luce i suoi figli. Da lì non si sposò più, ma mantenne relazioni a distanza nei luoghi in cui si recava, senza che le une sapessero delle altre. Usava cognomi diversi (almeno otto sono noti) a seconda delle circostanze. Apprese a suonare la chitarra da Zinnerman, famoso per aver imparato magicamente mentre visitava i cimiteri di notte. Nel 1936 fece la prima registrazione in Texas. Suonava faccia al muro sia per timidezza sia per una tecnica che migliorava il suono della chitarra. Era rispettato perché suonava in vari stili e per la capacità di riprodurre una canzone appena dopo un primo ascolto. Morì nel Mississippi a 27 anni nel 1938 probabilmente avvelenato dal marito di una donna con cui flirtava.

Quando Johnson suonava sembrava fosse un’orchestra a sé stante. Le sue canzoni, scritte quindici anni prima dell’avvento del genere, hanno influenzato il rock e roll. Ha avuto un forte impatto su Keith Richards, Jimi Hendrix, Eric Clapton, Bob Dylan, B. B. King, Robert Plant e Mick Jagger.



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